Come funziona
Chi è il mediatore
La fonte primaria della disciplina del procedimento di mediazione è, ai sensi dell’art. 3, D.Lgs. n. 28/2010 (e nei limiti delle norme di legge, il cui rispetto viene verificato in sede di autorizzazione ministeriale), il regolamento dell’Organismo di Mediazione prescelto dalle parti.
Il mediatore è un professionista che si caratterizza per la mente aperta alla “verità” e al punto di vista dell’altro, per l’accoglienza empatica che permetterà alle parti di aprirsi, per la capacità di usare un linguaggio positivo e propositivo, nonché per l’abilità di lettura delle “parole chiave”, in una posizione di assenza di giudizio.
Il mediatore ha, innanzitutto, una serie di grandi vantaggi: incontra le parti in un ambiente neutro e confortevole, ha tempo a disposizione, ascolta le parti, osserva i loro comportamenti. Il giudice, al contrario, raramente può permettersi di ascoltare le parti: le aule giudiziarie sono spesso affollate e possono incutere timore in chi non è abituato a frequentarle. Se il tentativo di conciliazione in sede giudiziaria fallisce, il giudice decide la causa. I fini della magistratura sono diversi, come diversa è la conciliazione giudiziale dalla mediazione stragiudiziale, con la conseguenza che raramente il giudice ha la “forma mentis” necessaria rispetto a essa.
Il mediatore non è vincolato alla domanda come il giudice: l’accordo di mediazione può spaziare in aree imprevedibili, anche in campi diversi dal petitum indicato nell’istanza di mediazione.
Il mediatore non ragiona in un’ottica torto-ragione, vinto-vincitore, ma ha il compito di ristabilire e facilitare la comunicazione tra le parti. Partecipa alla discussione e favorisce il confronto tra i litiganti. Ha il potere di ascoltarli, in modo da rendere possibile la creazione di un valore aggiunto, di trovare le basi per il raggiungimento di una soluzione creativa che soddisfi entrambe le parti e aiuti a mantenere i rapporti fra le stesse.
Il mediatore lavora sul conflitto, lo utilizza come occasione di cambiamento. Ascolta la causa della controversia ma lavora sul futuro, aiutando i contendenti a concentrarsi sulle vere questioni che li dividono.
In mediazione devono emergere gli interessi delle parti, le loro necessità, ed eventualmente anche i loro rancori. Non sono importanti solo le “posizioni”, cioè le richieste relative all’istanza di mediazione, ma anche ciò che sta al di là di esse.
Quello che dicono le parti è spesso la punta di un iceberg. Il mediatore deve quindi scavare e scoprire quanto si trova nel loro “psicologismo”. Deve ascoltare le parti, rendendosi terzo, imparziale e credibile oltre che autorevole. Deve raccogliere le informazioni confidenziali, individuare i reali ostacoli all’accordo, quelli che hanno impedito alle parti di negoziare in modo diretto.
Il mediatore esperto osserva i comportamenti assunti, valuta la comunicazione verbale e non verbale, considera le allusioni dichiarate e non dichiarate, ascolta attivamente e pone domande aperte. Sono tecniche che richiedono un’approfondita preparazione teorica e si affinano con l’esperienza.